LA LINGUA DEL SANTO

Sant'Antonio era noto anche per non essere una persona di poche parole, era addirittura chiamato il "martello degli eretici" per l'energia e lo zelo con cui combatteva le eresie con il solo muscolo della lingua.
Ma questa sua caratteristica, visto il lavoro che faceva, era una gran dote, tanto che negli ultimi tempi era perfino costretto a predicare in Prato della Valle, essendo questo l'unico posto in grado di contenere la folla che lo seguiva.

La lingua del Santo doveva essere davvero instancabile visto che nel 1263, quando fu aperta per la prima volta la bara che conteneva i resti del portoghese per estrarne alcune reliquie da offrire alla devozione dei fedeli di parrocchie lontane, la trovarono ancora incorrotta.

Si decise allora di conservare la misteriosa reliquia, insieme ad altre come il mento e le cartilagini della laringe, e di metterle in mostra in un'apposita cappella all'interno della basilica.

Durante la seconda guerra mondiale la lingua fu messa al sicuro da eventuali saccheggi e bombardamenti, ma fu nascosta in un luogo troppo umido e perse così l'originale tonalità rosso acceso. Per questo motivo quella che potete ammirare oggi non è più di un colore particolarmente vivo; tuttavia, è comunque incredibile come possa essersi conservata in questo stato nei secoli, trattandosi di una fragilissima parte anatomica, solitamente tra le prime a decomporsi dopo la morte. Ma non è finita. C'è un aneddoto che solitamente non si trova nei libri ma che forse qualcuno ricorda, magari grazie al simpatico film di Carlo Mazzacurati La lingua del Santo: accadde infatti che a un certo punto la preziosa reliquia fu rubata.

Feticisti? Forse. Di certo sappiamo che il film non è basato interamente sui fatti reali, d'altronde questa è proprio una di quelle storie in cui la realtà supera la fantasia.

Quel lO ottobre 1991 i malviventi, armati e coperti dai passamontagna, minacciarono una guardia e immobilizzarono alcuni fedeli ma, presi dalla fretta, sbagliarono reliquia. Se Mazzacurati avesse voluto attenersi alla realtà dei fatti avrebbe dovuto intitolare il suo film La mandibola del Santo, che -gliene diamo atto -suona meno accattivante. Un'altra lieve incongruenza fra la versione cinematografica e quella reale sta nel fatto che non si trattava di ladruncoli improvvisati, ma degli uomini di Felice Maniero, boss della Mala del Brenta. Si trattò di un vero e proprio scacco matto per costringere lo Stato a scendere a patti e ottenere la liberazione di alcuni uomini di Maniero.

Nonostante l'evidenza dei fatti (e delle confessioni), ad alcuni piace comunque credere che sia stato sant'Antonio stesso, noto anche per essere il santo delle cose perdute, a ritrovare la sua mandibola.
A me piace pensare invece che forse, avendo avuto finalmente compagnia, la lingua riprese a parlare un po' troppo, arrivando a tediare perfino quei duri dei malviventi.


La favella data al bambino per giustificare la madre (incisione ottocentesca).

Sant 'Antonio richiama alla vita una fanciulla. incisione tratta da Le città d'Italia

   

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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori